Nel 1982, a soli ventitré anni e a metà dei suoi studi di architettura, Elspeth Beard lasciò la sua famiglia e i suoi amici a Londra e partì per un’avventura di 35.000 miglia in solitaria intorno al mondo sulla sua BMW R60/6 del 1974.
Stremata da una recente rottura e con solo pochi risparmi racimolati col suo lavoro in un pub, una tenda, pochi vestiti e alcuni attrezzi, il tutto impacchettato sul retro della sua moto, era determinata a mettersi alla prova.
Tornò a Londra dopo quasi due anni e mezzo avendo perso molto peso, ma più saggia di decenni. Aveva cavalcato attraverso paesaggi inesorabili e paesi devastati dalla guerra, era stata testimone di rivolte civili che l’avevano costretta a falsificare i documenti. Aveva respinto attacchi sessuali multipli, bande di motociclisti e la polizia corrotta convinta che lei fosse una trafficante di droga. Era sopravvissuta a malattie mortali, perdite personali e incidenti brutali che avevano lasciato cicatrici permanenti e un buco nero nella sua memoria. Si era anche innamorata di due uomini molto diversi.
Questo libro racconta in maniera coinvolgente un’avventura vera, non solo motociclistica, vissuta da una donna dotata di carattere, forza, tenacia e resilienza senz’altro eccezionali. Oggi appare incredibile che all’epoca nessuno si fosse interessato a questa storia, e che siano dovuti passare trent’anni perché fosse pubblicata. Questa distanza temporale si avverte a volte, soprattutto nella mancanza di dettagli, o nella rapidità con cui si sorvola su parti del viaggio. Fortunatamente Beard ha tenuto un accurato diario di viaggio, al quale ha attinto a piene mani. Il risultato finale sono, in ogni caso, 336 pagine avvincenti, che vale la pena leggere.
Recensione di Nicola (link all’originale).