Sulla motocicletta, di John Berger

Sulla moto si affronta ad alta velocità ogni fatto che s’incontra. Il corpo e la macchina seguono gli occhi che trovano la strada dove passare, intatti. Il senso di libertà deriva dal fatto che l’attesa tra la decisione e la conseguenza è minima, e se c’è una resistenza o un ritardo li si usa come rimbalzo. In moto, se si vuole continuare a vivere, non si pensa ad altro oltre quello che c’è.

John Berger è noto in tutto il mondo come critico d’arte, poeta, narratore, sceneggiatore cinematografico, autore teatrale e disegnatore. Pochi sanno che è stato anche un appassionato ed esperto motociclista.

Guidare una moto, per Berger, è «un’esperienza intensissima di libertà psichica e fisica» poiché è un’arte che «differisce da ogni altro tipo di guida». Un’arte «spinoziana» – come scrive Andy Merrifield in questo volume, ricordando come Spinoza impregni ogni gesto reale e di pensiero di Berger – perché «interessa l’intero corpo e il suo istintivo senso dell’equilibrio».

Nel 2002, in un’intervista a una stazione radio di Los Angeles, John Berger descrive così la sua passione per la motocicletta, sorta durante il servizio militare nell’esercito britannico – lo destinarono al compito di “staffetta”, di addetto al recapito di messaggi – e mai più abbandonata, tanto che, ad Antony, alle porte di Parigi, lo si vede, quasi novantenne, dare lezioni di guida alla figlia sedicenne dell’amica Tilda Swinton.

Con la sua meccanica e le sue due instabili ruote, la moto è, per Berger, mezzo di trasporto d’elezione, ma anche metafora, esca al lavoro congiunto di corpo e mente, strumento di ricerca e di piacere che implica costantemente una perfetta coincidenza tra occhio e mente, mano e cuore.

Curato da Maria Nadotti, questo libro è un omaggio all’arte di guidare la motocicletta secondo John Berger, offerto a tutti coloro che ne condividono in qualche modo l’«esperienza di libertà».

La mia mini-recensione

Sulla Motocicletta è un piccolo libro intenso. Solo 160 pagine di brevi racconti autobiografici, per lo più ambientati nell’epoca eroica del motociclismo, quando girare le Alpi con una 350cc rabberciata in casa alla meno peggio era la norma. Piccole storie vere di motocicletta arricchite da disegni dell’autore e infarcite di piccole gemme.

Di fatto altri veicoli possono reagire altrettanto o più in fretta di una motocicletta, ma un aereo a reazione, un’automobile molto elaborata, un motoscafo da competizione non sono fisicamente così vicino al vostro corpo, e nessuno di questi mezzi lo lascia così esposto. Da lì nasce la sensazione che la moto risponda con la stessa immediatezza di uno dei vostri arti – anche se non dovete fare ricorso alla forza fisica. (Se non utilizzate la forza di immaginazione per prevedere, che il cielo vi aiuti.) Questa immediatezza dà un senso di libertà.

A proposito dei disegni, quello in copertina è bellissimo. A un certo punto durante la lettura troviamo una deliziosa descrizione dell’esperienza della curva. In poche, precise parole Berger ci spiega come mai ad ogni nuova piega ben riuscita proviamo quello speciale brivido di piacere. Tengo sempre vicino a me questo libretto, qui sulla mia scrivania. Per affetto, credo, ma anche per poter lanciare ogni tanto una occhiata allo schizzo in copertina, all’uomo in piega con la sua moto.

  • Editore: Neri Pozza
  • Collana: Piccola Biblioteca
  • Pagine: 160
  • Tradotto da: Maria Nadotti
  • SBN: 978-88-545-1814-8
  • Prezzo: €12,00
John Berger, 1926-2017