Diario di viaggio: Tunisia 10-17 Ottobre 2018

  • Lunghezza: circa 1800 km
  • Terreno: 95% circa strada (facile); 5% in ristrutturazione
  • Autore: Fiorello Liberati

E alla fine l’ora è giunta. Si parte. Guido la moto da ormai 35 anni e mai, anche nei miei pensieri più reconditi, avrei pensato di affrontare un viaggio nel deserto, ma si sa con l’avanzare dell’età le idee cambiano e il pressante invito di due compagni di viaggio, Cesario e Maurizio, mi ha infine convinto: faremo il tour della Tunisia.

L’organizzazione del viaggio è di un operator laziale, amministrato da Francesco, un giovane spezzino che si è trasferito nella capitale per amore. Questo stesso ragazzo è anche la guida ed è accompagnato da Alessio, di Roma e da Bruno, toscano, tuttofare, che seguirà il numeroso gruppo (18 partecipanti con 16 moto + 2 delle guide) con un furgone.

Quindi il 10 di ottobre mi metto in sella alla mia Tiger 800 XRx e parto da Ravenna in direzione Civitavecchia. Giunto al porto facciamo conoscenza dei compagni di viaggio. Il gruppo è eterogeneo sia per provenienza geografica (da Cremona fino a Bari) sia per marca di moto. Subito si notano, tra le altre, una Bonneville Limited 986 MF ed una Legend TT900 e tutti si chiedono: “ma che ci fanno qui queste moto, andiamo nel deserto!”. I fatti poi daranno loro ragione, e alla grande.

Dopo 18 ore sbarchiamo al porto di Tunisi e sbrigate le formalità doganali, per me anche l’assicurazione, si parte in direzione Hammamet, località turistica apprezzata oltre che per la spiaggia color ambra anche per i numerosi complessi termali, ove giungeremo poco dopo.

Il giorno dopo, attraversando distese di uliveti, arriviamo ad El Jem, che sotto il dominio romano raggiunse il massimo splendore e, infatti, insiste ancora un grande anfiteatro, terzo nell’impero per maestosità.

Dopo una benevola sosta proseguiamo per Ksar Ouled Soltane, struttura berbera, originata da quelle popolazioni come granaio fortificato. Per i fan di Guerre Stellari, presenti anche tra noi, è un posto imperdibile. Qui infatti, hanno girato parte dei film della saga. Infine giungiamo a Tataouine.

Proseguiamo in direzione Chenini, antico villaggio berbero costruito tra due picchi montuosi. Le abitazioni sono state ricavate nelle grotte scavate nella roccia. Chenini è Patrimono dell’unesco.

Il giorno seguente ci fermiamo a Matmata, che visto dall’alto sembra un paesaggio lunare ma la sorpresa la si ha quando si giunge sul bordo dei crateri: i famosi Trogloditi. Buche scavate per 7 metri di profondità nella roccia, che ospitano abitazioni lì costruite per sottrarsi al caldo (fino a 52 gradi d’estate).

Proseguiamo, ancora fino a Douz, la porta del deserto. Ed eccolo, è lì davanti a noi. Il deserto. Ci avventuriamo quindi in questa distesa infinita di sabbia e roccia.

Attraversiamo il lago salato di Chatt El Jerid, dove si verificano i miraggi, con i suoi 5.000 chilometri quadrati di estensione.

Proseguendo, giungiamo all’oasi di Chebika e l’emozione è grande. L’oasi si è sviluppata intorno alla sorgente d’acqua e un tempo faceva parte del “limes” (confine) dell’impero romano. Qui la natura esercita un fascino davvero particolare con la cascata che si forma sulle pareti rocciose. È, infatti, un’oasi di montagna come quelle che si vedono nei film.

Poi invertiamo la marcia, e giungiamo a Tozeur dove ci fermiamo per la notte.

Il mattino seguente, percorrendo anche passi montani, facciamo ritorno ad Hammamet dove dormiremo per poi imbarcarci il giorno 16 ottobre alla volta di Civitavecchia, ma prima sosta a Kairouan, una delle tre città sacre all’Islam con oltre 300 moschee.

In Tunisia c’è tanta indigenza e la si vede di continuo: nelle capanne fatte di legni intrecciati e stuoie lungo le strade usate come chioschetti per vendere le loro misere mercanzie; nelle vesti logore che indossano con naturalezza; nei pascoli di greggi che sono in ogni dove e persino nei mezzi di trasporto utilizzati, infatti i carretti trainati da asini sono numerosi.

Ho notato tanta generosità in queste persone e spiccata ospitalità, forse dovuta anche al credo religioso, sicuramente è nel loro Dna. Avrei potuto soffermarmi per descrivere più accuratamente i luoghi che ho visitato, ma nessuna rappresentazione renderebbe giustizia e, tuttavia, un luogo è davvero magico: il deserto. È infinito, arido, roccioso e difficile ma, allo stesso tempo, rilassante e piacevole. E i colori del tramonto: incredibili.

In conclusione esperienza indimenticabile e da affrontare almeno una volta nella vita di un biker. E infine una riflessione sul gruppo che ha partecipato al tour. Si sa che il compagno di viaggio è determinante per la buona riuscita dello stesso; in questo caso, tra noi, si è formato un solido rapporto che è andato oltre alla semplice complicità del viaggio ed infatti, a distanza di un mese, la chat formata per la circostanza è ancora attivissima, e tutti si preoccupano di tutti, così come numerosi sono gli inviti a casa dell’uno e dell’altro.

Anche tutto ciò va messo in conto.

Fiorello Liberati.